Emiliano Serra – Gribaudo Teatro della memoria
Sito web ufficiale dell'artista Ezio Gribaudo
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Emiliano Serra – Gribaudo Teatro della memoria

Quando ebbi modo di conoscere Ezio Gribaudo questo avvenne in maniera indiretta in quanto stavo allestendo la mostra degli arazzi alla Certosa e mi colpì subito il suo arazzo per la particolarità del lavoro. Era di piccolo formato rispetto agli altri (piccolo per modo di dire visto che era 140 x 180 cm) e rappresentava una tiara stilizzata con intorno dei segni molto morbidi ed eleganti, i colori erano giallo ocra, rosso e nero, molto squillanti ma pacati nel loro insieme. La primavera scorsa in occasione di una cena ebbi il modo di conoscerlo personalmente e rimasi colpito dalla sua personalità  brillante, dalla sua simpatia ed intelligenza. Durante la serata ebbi modo di parlare con lui delle sue opere, dell’idea che aveva del palio e della mostra. Ci fu un bello scambio di opinioni su come allestire eventualmente la mostra nella chiesa di San Giuseppe e su come realizzare le luci, visto che la struttura richiede un lavoro particolare per far si che le opere risaltino al meglio. Le sensazioni che ebbi quella sera su di lui mi vennero riconfermate quando poi in seguito vidi anche la sue opere artistiche a cui si è aggiunta una notevole ammirazione per la sua arte. Faccio il gallerista di professione e incontro molti artisti -famosi o meno- e nel mio cammino mi suona stridente quando quelli meno conosciuti, ai margini del mondo dell’arte, vengono da me e si autocelebrano, parlandosi addosso dichiarando di volare alto su tutti gli altri, quasi a convincere loro stessi più che me. Gribaudo non ha bisogno di vantarsi o di fare dichiarazioni auliche sul ”volare alto”, ricordiamo che lui ha incontrato i massimi maestri dell’arte contemporanea, Picasso, Jorn, Alechinsky, Siqueiros fino a Bacon, De Chirico, Henry Moore e molti altri. Con la modestia che lo contraddistingue lui ”vola basso” e a capo chino, ma lo fa come chi sa che il percorso dell’arte è fatto di fatica di impegno, di serietà  professionale e umana, non per niente se posso azzardarmi a dire che se dovessi collegare a lui una imago referenziale o una icona, la sua sarebbe di certo il dinosauro. Questo dei dinosauri è uno dei temi a lui caro che lo ha impegnato per un periodo di nove anni, dal ’73 all’ ’84, in cui come i grossi animali che hanno attraversato le ere, Gribaudo ha attraversato l’arte con sapienza e impegno in una ricerca formale e dialettica in silenziosa ascesi, perchè l’arte è fatta di duro lavoro e non di vuote chiacchiere fini a se stesse. Se posso ancora esprimermi, Gribaudo non è squisitamente solo un pittore o solo uno scultore, lui è un alchimista nel senso più nobile e bello della parola, per questo alla fine si assurge al ruolo di artista completo e totalitario. È evidente in lui la curiosità della ricerca, il piacere che prova nell’usare e assemblare materiali diversi (famosi sono i suoi Flani) portarli a nuova linfa e nobilitarli, quasi un gioco di rimando della pop art e non una mera citazione o un furbesco gioco di reprise; le sue sono opere in cui il materiale non si ferma a rappresentare una storia ma si anima di una volontà propria ed ostinata a vivere e occupare il mondo, diventare la storia stessa, il fatto, il racconto di una passione e di un amore sviscerato per il fare arte. Gribaudo nella sua lunga carriera ha incontrato la grafica, la calcografia, la scrittura e la scenografia, e tutte queste esperienze si amalgamano sapientemente nei suoi lavori come si può ammirare nelle opere I Logogrifi, splendide opere di calcografia a secco su carta bianca. Qui farei un inciso sul bianco che è uno dei colori preferiti da Gribaudo, che infatti predilige anche nella scelta dei materiali usati per opere di diversa tipologia, molte infatti sono state realizzate con il gesso, il polistirolo oppure carta a mano fatta di fibre di stracci. La forsennata ricerca del materiale che si rigenera nella sua personale visione del ready -made si può trovare nella serie di opere intitolate Metallogrifi di cui fortunatamente possiamo ammirarne alcuni esempi nella mostra a lui dedicata qui ad Asti. Dobbiamo essere grati a Gribaudo per il suo intrigante e intelligente apporto alla serie dei drappi del Palio, grati perchè ha portato una ventata di innovazione tecnica laddove finora in molti si sono limitati alla pittura (di notevole fattura intendiamoci) lui spinge il gioco sull’ambiguità tecnica, forza la sfida che comporta realizzare il palio crea un’immagine dal sapore antico, medievale per l’esattezza, centra il soggetto primario della corsa, lo analizza lo espone e lo materializza in diverse pose e forme, raggiunge un risultato che inganna l’occhio, promuove un dibattito e crea interesse intorno a questa opera e alla manifestazione tutta. Allora, alla fine di questo mio breve excursus, non nascondo il desiderio di potermi fregiare del titolo di amico di Gribaudo perchè c’è molto da imparare da lui. Il vibrante dibattito che si innesca sull’alchimia del suo fare arte ti rapisce e ti porta a vagare per i meandri più nascosti del mestiere di artista. Discutendo con lui ho imparato una grande lezione che si può sintetizzare nella frase di Leonardo Da Vinci: ”meglio una piccola certezza che una grande bugia”, e quale piccola certezza assoluta si può trarre dall’incontro con Gribaudo? Che lui è un grande dell’arte. Emiliano Serra