Materiali e Tecniche
Sito web ufficiale dell'artista Ezio Gribaudo
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Materiali e Tecniche di Ezio Gribaudo

 

Assemblaggio

Nell’assemblaggio, la materia viene utilizzata allo stato puro, senza particolari lavorazioni, riunendo i materiali e le tecniche più diversi per creare composizioni estremamente originali. Gribaudo usa l’assemblaggio soprattutto nella preparazione dei sacchi di juta, che vengono incollati, cuciti, o bruciati, o ancora dei metallogrifi dove inserisce materie eterogenee e combustioni o ancora tramite carte e polistirolo. Sono invenzioni pensate per avere lo spessore di rilievi, di stratificazioni antiche, quasi geologiche, ma nelle quali è sempre presente una evidente qualità estetica.

Bronzo

Per le sue prime sculture Gribaudo utilizza il bronzo da cui viene attirato, nonostante le difficoltà e i problemi dovuti alla fusione, per la nobiltà e la capacità superiore rispetto ad altri metalli, di durare nel tempo. Il bronzo infatti supera la dimensione dell’effimero e del temporaneo, propria invece della carta o di altri materiali più fragili.

Carta

La carta è senza dubbio il materiale prediletto da Gribaudo, per la sua provenienza naturale, la capacità di essere supporto perfetto per tutte le differenti tecniche utilizzate, per la sua magia nel ricevere le “impronte”.

Carta buvard

Durante l’esperienza presso l’industria tipografica e casa editrice d’arte Fratelli Pozzo, Gribaudo scopre la carta buvard. Impiegata normalmente come materiale assorbente grazie alla sua estrema porosità, viene invece utilizzata dall’artista come insolito ready-made, come supporto e superficie per sperimentare sempre nuove tecniche artistiche.

Classicismo

Ci sono elementi che ci permettono di parlare di classicismo in Gribaudo, sono il gesto elegante, i contorni esatti, la grafia pulita ed essenziale, la composizione che segue inalterabili regole geometriche, l’attenzione per tutto ciò che è asciutto, secco, limpido, ma contemporaneamente fantastico, un gusto per i particolari, l’essenza del mito.

Collage

Il collage consiste nel realizzare un disegno o meglio un’immagine attraverso materiali vari modellati e riportati su un supporto e fissati a questo tramite un collante. Per Gribaudo il collage, usatissimo sin dai primi anni, è una vera propria alchimia figurativa, dove si uniscono linguaggi plurimi, diversissimi, fatti di luci ed ombre che rendono viva e sempre originale questa tecnica. Spesso utilizza anche le cosiddette “cartacce”, scarti tipografici sui quali venivano realizzate prove di stampa successive che con l’uso l’accumulavano e sovrapponevano scritte, immagini tra più svariate ma ricche di fascino e perfette per fantasiosi e surreali collage.

Colori ad olio

Gribaudo con i colori a olio realizza spessori e velature, rende il colore vibratile e trasparente, polifonico e sensuale, e sempre arricchito da mille diverse sfumature.

Combustione

Il processo di combustione usato da Gribaudo consiste nel pressare a caldo dei fogli di carta metallizzata. Il calore, fondendoli, crea effetti inaspettati, improvvisi, che, affascinando l’artista, lo inducono ad interrompere la combustione per fermarne l’effetto desiderato. Tramite questo procedimento l’opera si arricchisce di un’alchimia unica e irripetibile.

Flano

In stereotipia il flano è lo speciale tipo di cartoncino, resistente al calore, che si modella su una pagina di composizione per rilevarne l’impronta. In essa verrà colto del piombo fuso al fine di ottenere una forma compatta e stampabile. Nei primissimi anni sessanta Gribaudo dal giornale risale dalla pagina stampata al flano, cioè alla matrice, ne esalta la suggestione, lo rende elemento base per una visione di forme, per una nuova possibilità d’immagine. In tal modo, questo ready-made tecnologico è ispirato al mondo industriale della tipografia e della comunicazione.

Frottage

Derivata dal verbo francese frotter (strofinare), è una tecnica a ricalco che consiste nel mettere in evidenza la trama di un oggetto (come ad esempio una moneta) e di rilevarne i contorni e i rilievi. Ricoperto con un foglio di carta sottile l’oggetto prescelto, vi si disegna con una matita o un pastello. Il rilievo del supporto si imprime in questo modo sul foglio di carta. Questo procedimento, usatissimo anche dai surrealisti, appare nel lavoro di Gribaudo solo negli ultimi anni, in qualche Teatro della memoria.

Graffito

Il graffito è una tecnica antichissima, e consiste nell’incidere con uno strumento appuntito una superficie. Gribaudo, ad esempio, usa come supporto la carta buvard e altri materiali, che scava con una punta d’acciaio.

Incisione in incavo

Questa tecnica, detta calcografia, prevede l’incisione a rovescio di matrici in metallo (generalmente costituite da una lega di piombo e antimonio o di lastrine di rame o di zinco) inizialmente in maniera diretta, per mezzo di una punta di acciaio, il bulino, successivamente in modo indiretto, tramite l’uso di acidi. Ma non solo, Gribaudo si serve della lastra per disegnarla, traforarla con seghetti, inciderla con gli opportuni utensili, e graffiarla, fino ad ottenere il risultato desiderato. Tra le stampe calcografiche, le più note sono l’acquaforte, l’acquatinta, la puntasecca e la maniera nera.

Inchiostri tipografici

Sono gli inchiostri comunemente usati per la stampa, e già preparati nei colori base della quadricromia: rosso, blu, giallo e nero (possono poi essere mescolati tra loro, per creare innumerevoli gradazioni tonali). Gribaudo li utilizza servendosene direttamente dal barattolo tramite la spatola o stendendoli su rulli di caucciù delle macchine da stampa.

Intaglio del legno

Nel 1981 Gribaudo lavora per la prima volta ai logogrifi realizzati in legno di tiglio, materiale naturale, assolutamente non trattato e molto malleabile. Da qui prendono vita forme precedentemente disegnate ed in seguito pantografate: altorilievi a più stratificazioni scavati nel legno grezzo, come carte topografiche a spessori plastici. Sono una vera e propria ipotesi di scultura, realizzati con piena disinvoltura nella figurazione e senza rinunciare a delicati effetti cromatici dati dalle calde sfumature della materia stessa. Gli strumenti indicati per la lavorazione del legno sono i seghetti, che servono per sbozzare le parti eccedenti del materiale, le sgorbie (ne esistono in commercio diversi tipi adatti per le varie superfici ed usi), strumenti simili a scalpelli, che vanno utilizzati con l’aiuto di una mazzuola, un tipo di martello che deve essere battuto sull’impugnatura della sgorbia: per la modellatura si utilizzano raspe, lime, piccole lastre d’acciaio il cui movimento sul legno consente di mettere in rilievo le venature.

Intaglio del polistirolo

Entrato in commercio solo nel 1938, il polistirolo è un materiale dotato di estrema leggerezza, facilità nell’incisione, nel taglio, e nella colorazione. Per Gribaudo il polistirolo diventa una “scultura portatile”, bianco inciso nel bianco, estensione in oggetto della pagina del campo della grafica (1969). Per la lavorazione di un foglio o di un blocco di polistirolo, bisogna inizialmente tracciare il disegno dell’oggetto, ed in seguito procedere al taglio della superficie con un archetto manuale o con un filo metallico preriscaldato, in modo ottenere contorni e profili più netti.

Juta

Recuperati presso un importatore di caffè (Lavazza), Gribaudo utilizza sacchi di juta come supporto per molti suoi lavori. In maniera completamente diversa da Burri, esalta il materiale in sé stesso, per la sua natura grezza, ruvida, caratterizzata dagli accidenti della materia, e dalle impronte e dalle scritte preesistenti, che già raccontavano una loro storia. Così questa imprevedibile tramatura, per esempio, rende ancora più misterioso ed esotico il paesaggio abitato dai dinosauri.

Logogrifo

Nome che deriva dal greco: logos (discorso) e grifo (rete da pesca), cioè parole scomposte nei loro elementi costitutivi per formarne altre, potenzialmente infinite. Si dice di un gioco enigmatico, intricato, una specie di indovinello in versi. Bianchi su fondo bianco, i logogrifi sono ottenuti utilizzando la tecnica del rilievo su carta buvard, e diventeranno punto imprescindibile nella produzione artistica di Gribaudo degli anni sessanta e settanta.

Luce

La produzione artistica dipende direttamente dall’elemento luce (ombra portata). Gribaudo possiede una sensibilità tutta particolare per la luce: luce che si trasfigura in vibrazioni cromatiche, fremito continuo dello spazio pigmentato, paesaggi di luce, filature di scie variopinte.

Metallogrifo

Iniziati intorno al 1970, i metallogrifi sono fogli di poliestere metallizzati, trattati successivamente con interventi di combustione e di collage. L’effetto finale ottenuto è di estrema matericità: le forme vengono incluse nella materia, la superficie appare ricca e cangiante, come un’epifania luminosa che sembra voler emulare la preziosità degli antichi fondi d’oro delle pale d’altare o delle icone, o ancora i gioielli e gli apparati barbarici, o la lucentezza degli artisti bizantini.

Monocromo

Azzeramento del colore, assenza di inchiostro, bianco assoluto. Ad esempio nei logogrifi questa riduzione dell’elemento cromatico crea immagini “in negativo”, quasi scavate sulla superficie. Un vero e proprio stato intermedio, che a sua volta diviene evocatore di suggestioni visuali, nel quale Gribaudo liberamente approfondisce tutte le possibilità e risorse espressive del monocromo. Proprio le sue incisioni a rilievo bianco su bianco gli hanno dato notorietà in tutto il mondo.

Sabbia

Un altro materiale di cui Gribaudo ama servirsi è la sabbia. I granelli di arenaria (ne esistono di diversi tipi, più o meno grandi, levigati, colorati), uniti agli impasti del colore, creano un effetto materico speciale, quasi “tattile”, e rendono il supporto quasi una superficie “d’affresco”.

Saccogrifi

Ancora una “derivazione” dai primi logogrifi, i saccogrifi sono realizzati in polistirolo e sacchi in tela di juta. Qui la materia, la luce e il colore sono imparagonabili alle bianche e caste superfici di poco tempo prima.