Filippo Scroppo – Gribaudo – la Cina
Caro Gribaudo, le terre favolose del mitico Catai, che per molti di noi uomini o pittori sedentari, resteranno sepolte nella nebbia di un sogno immemoriale tu hai potuto visitarle e, te beato, hai potuto goderle in presa diretta. Ma, di là delle vistose attrazioni turistiche, che ti hanno di certo interessato, l’Estremo Oriente non poteva non essere stimolo alla tua fantasia di artista giramondo. E qui, pensando alla tua eccezionale mobilità fisica, ai tuoi frequenti spostamenti intercontinentali, mi nasce spontaneo il seguente inciso riguardante la tua arte, che procede verso traguardi estetici sempre diversi, magari sfiorando la qualifica di eclettica, nel senso più riduttivo del termine. Ti dico subito che la instabilità che ti spinge alla perpetua ricerca del meglio è irrefutabile indice di una volontà di operare, nella più ampia libertà, senza le cautelose riserve mentali che condizionano – giovani o meno – molti artisti contemporanei. Che cosa infatti nel tuo dipinto odierno cinese, come in quello delle tappe antecedenti può far pensare allo smodato avvenirismo postmoderno o citazionistico? Sento necessario aggiungere che, proprio per l’atteggiamento esistenziale, che essa possa rientrare entro un’etichetta, sia pure prestigiosa e, in qualche modo, giustificata. Ti confesso che non di rado il tuo dipinto mi ha fatto pensare ai giganti dellaction painting Gorky, Pollock, ma soprattutto all’olandese Willem de Kooning, pure sapendo che mai in te sarebbero prevalse le ragioni del dramma o della tragedia, perché, per quanto io ti conosca e possa aver visto della tua opera, non mi è stato difficile avvertire quell’inconfondibile ottimismo lirico, sereno, luminoso, che caratterizza la tua vasta produzione. Ciò non vuol dire comunque che la tua arte sia fuori dalla storia e pertanto immune della problematica, sovente amarissima, del nostro secolo. Di fronte all’appannarsi dei valori giudicati stelle fisse nel convulso firmamento artistico dei viventi – partendo dalle felici scoperte dell’impressionismo francese, fino alla recente arte della negazione più assurda – il tuo quadro non ha mai cessato di perseguire soluzioni positive. Le tue emozioni hai saputo costantemente trasmettercele senza ricorrere ai mezzi, presunti indispensabili, della apodittica sapienza accademica ignorando la critica ritardataria, o pompieristica, sempre pronta a relegare tutta larte contemporanea nelle zone limbiche del dilettantismo. Tu, pittore colto, non potevi sottrarti al sortilegio delle architetture fascinose di storia, millenaria o recente, del pianeta Cina, con le sue archeologie viventi, con i titanici segni dell’uomo fabbricatore di templi e di statue antropomorfe e d’animali al servizio delle più ancestrali zoolatrie, nella sconfinata terra della Grande Muraglia, dove tutto è accaduto e tutto puo ancora accadere. Le reiterate, discrete grafie, che tu lasci sulla tela, non sono interpolazioni da palinsesto, ne sfregamenti gratuiti per riempire lo spazio, oppure tracce leggibili lasciate a memoria del tuo passaggio in Cina, perché partono da una coscienza, che non si lascia incantare dall’inedito geografico o folcloristico. Deliberatamente scartando il mezzo filmico, o le abusate registrazioni fotografiche, non avevi che il pennello e i colori della tua sottile tavolozza. Ma appare subito chiaro che nelle tue tele e nelle tue carte fai uso di un linguaggio pittorico, che tiene conto delle sintesi astratte del nostro tempo. L’ambiguo tempo attuale, che malgrado taluni inconcepibili riflussi culturali, ha dovuto prendere atto dell’irreversibile divenire delle arti. Il frutto del tuo dipingere è gradevolissimo soprattutto per la tua sensibile esperienza della poetica informale, largamente impiegata nei fondi generalmente immersi in una luce giallo-oro diffusa ubiquitaria. Lontano da ogni gestualità epilettoide, il tuo elaborato artistico risulta una limpida espressione ellittica di metafore esistenziali di persistenti interessi umani e sociali, mai enfatizzati dal tuo abile dipingere e tanto meno dalla tua conoscenza dei luoghi sacri del misticismo orientale e dal contatto diretto della risorgente civilissima Cina.